domenica 10 gennaio 2016

UN SUSSURRATORE IN MAREMMA

Con immensa gioia inauguro questo anno 2016 con un post contenente uno scritto di Marco Dragoni su un amico,una persona speciale che vive a contatto con esseri meravigliosi,in uno dei luoghi più belli della nostra maremma.
Lascio a voi lettori la curiosità di conoscere e la volontà di approfondire. Buona lettura,buon viaggio in questo nuovo anno.



Un Sussurratore in Maremma
di Marco Dragoni








Una mattina di primavera percorro con la macchina la strada provinciale che corre parallela ai ruderi di Roselle; ad un certo punto imbocco il bivio che conduce al paese di Batignano, una strada che si snoda tra le secolari piante di olivo. Qui, dove probabilmente un tempo la via degli Archi si intersecava con la via del Sale, lascio la mia automobile e cammino su una strada sterrata che si insinua nella fitta macchia mediterranea. Le sughere ed i carpini lasciano talvolta il posto ad erbose pianure dove per un attimo si fermano caprioli e daini; cammino senza pensare, cercando di assaporare ogni odore ed ogni rumore che proviene dal bosco e che sembra voler sottolineare la grandezza della madre terra e la perfezione della natura. Ad un tratto percepisco una strana energia, mi trovo circondato da querce secolari che mi lasciano estasiato; sposto lo sguardo e vedo un cancello elettrico verde al bordo della strada. Non mi accorgo subito della recinzione che delimita la proprietà perché la mia attenzione è attratta da un cavallo enorme, nero come la pece, che alza lo sguardo in attesa di capire quali sono le mie intenzioni. Restiamo per alcuni secondi entrambi immobili fissandoci reciprocamente; il cavallo, all'interno del suo recinto a distanza rispetto al cancello, tiene le zampe anteriori allineate, mostrando gli enormi muscoli pettorali, il muso leggermente spostato a sinistra, con la criniera mossa da un tenue soffio di vento e l'occhio destro, nero e profondo, che scruta con attenzione me ed il terreno circostante. I pochi secondi sembrano durare un' eternità, ma nessuno dei due vuole “mollare la presa”; ad un certo punto, come se fosse stato chiamato da qualcuno, appare un uomo robusto sui cinquant'anni con una camicia a scacchi bianchi e rossi, un paio di wrangler, degli stivali da cowboy ed un cappello con la tesa sul quale troneggia la scritta “Friesian Horse”. L'uomo chiede cortesemente se desidero entrare poi guarda il cavallo nero, inclina un po' la testa verso sinistra ed il cavallo, che fino ad allora era rimasto immobile, compie una torsione all'indietro, alza e abbassa la testa due volte e se ne va dall'altra parte del recinto a degustare il suo fieno in tutta tranquillità. Ci presentiamo, l'uomo ha il nome del più famoso arcangelo: Michele. Mi spiega che il meraviglioso cavallo nero nel recinto si chiama Timo ed è uno stallone di razza Frisone, originario delle terre olandesi; un tulipano nero in maremma. Michele mi chiede se ho mai sentito parlare della natural horsemanship ovvero di ciò che è conosciuto come “Doma Gentile” o “Doma Naturale”. Mi spiega che la Doma Gentile ha forse inizio con il trattato sull'equitazione nel 350 a. C. di Senofonte che raccomanda un addestramento privo di dolore, esprimendo il concetto che un cavallo felice è più efficiente di uno infelice. L'adozione di una metodologia basata sulla comunicazione e l'espressività, piuttosto che sulla meccanica e sulla coercizione, consente la costruzione del rapporto uomo cavallo basato sul rispetto e sulla fiducia reciproca. Passione, Amore e Rispetto sono i tre ingredienti fondamentali per la costruzione di un rapporto veritiero e duraturo con questi nobili animali. Rimango affascinato dalle parole del mio interlocutore, ma anche incuriosito dal fatto di cosa voglia dire, nella pratica, avere un rapporto così profondo con il cavallo. Evidentemente la mia faccia rende facilmente interpretabili questi pensieri e Michele mi chiede di avvicinarmi al recinto per porre attenzione su alcuni esercizi che andrà a fare con Timo. Michele entra nel recinto e si pone al centro, mentre Timo alza la testa dal pasto e guarda intensamente il suo “capobranco”; ad un cenno di Michele, Timo comincia un trotto regolare lungo il perimetro del recinto, poi Michele simula una corsa e Timo passa al galoppo; alcuni cenni con la mano ed il potente stallone si arresta, cambia direzione, riparte al galoppo. Dopo alcune fasi concitate Michele porta le proprie mani al torace, abbassa la testa e lo sguardo e Timo improvvisamente si ferma. L'uomo apre le braccia immobile e lo stallone, che fino ad un attimo prima sembrava avere dentro di sé il fuoco dell'inferno, raggiunge mansueto a piccoli passi il suo “capobranco” e gli appoggia la testa sul petto. Mentre Michele accarezza amorevolmente il suo fido stallone bisognoso di coccole, mi ritorna alla mente un libro, un film, con un attore famoso, ricordo vagamente che parlava di un cavallo e della sua giovane proprietaria che durante una passeggiata avevano subito un incidente riportando entrambi un forte trauma. Ci sono, il titolo del film era l'Uomo che sussurrava ai cavalli con Robert Redford, grido verso il mio nuovo amico: “sei un Sussurratore....” Michele mi guarda ed abbozza un sorriso. Però, penso dentro di me, anche i domatori del circo fanno fare agli animali ammaestrati cose impensabili. Michele intuisce il mio pensiero e mi chiede se voglio tornare l'indomani dato che sarebbe arrivata una ragazza da Modena con il suo cavallo che presentava alcune particolarità. La cavalla era una femmina di 4 anni di razza fjord (nord europa) che sembrava non accettare la sella e che comunque improvvisamente tendeva a “sgroppare” per disarcionare il cavaliere. Ero incuriosito di veder “lavorare” Michele con un cavallo non suo e che non aveva mai visto prima, per vedere che tipo di approccio assumeva e che risultati sarebbero stati prodotti su un animale che aveva abitudini e reazioni proprie.
Il giorno dopo dunque arrivo puntuale dal mio nuovo amico, impaziente di vederlo all'opera nella sua affascinante arte.
                                                         Michele Salzano con il suo Timo



Dopo pochi minuti una macchina con un trasporto per cavalli a rimorchio si ferma davanti al cancello verde; Michele apre, dalla macchina esce una ragazza giovane, dai modi gentili che si presenta. Valentina fa uscire la cavalla dal trasporto e la consegna a Michele che le toglie tutti i paramenti e le mette una capezza fatta con una piccola corda alla quale è attacca un'altra corda di maggior spessore, molto morbida, lunga ca 2 metri. La cavalla non è particolarmente spaventata, ma sembra restare in guardia anche se i suoi simili, nei diversi recinti e Timo più di tutti, la rassicurano. Michele la accarezza, lascia che lei lo annusi, la porta in un recinto dedicato ed attende paziente che lei ispezioni il territorio e gli si avvicini. Comincia a camminare lungo il perimetro del recinto a testa bassa, lentamente, la cavalla lo segue, sempre più vicino, fino a quasi ad attaccare il muso alla schiena dell'uomo. Dopo aver conquistato la fiducia della puledra le fa eseguire dei semplici esercizi, tanto per rafforzare il legame. Ad un certo punto prende la sella, con pazienza e calma la fa annusare alla piccola, in silenzio, con la dolcezza di un sole primaverile che illumina l'erba verde ed esalta i profumi di lavanda e di nipitella. Michele sale in sella, esegue alcuni esercizi, manda la cavalla prima al trotto e poi al galoppo, la cavalla scarta e sgroppa, ma la presa del suo cavaliere è sicura ed il tentativo di disarcionarlo fallisce. Rimango affascinato da questo lavoro e da come, con il trascorrere del tempo, lacavalla sembra “sentire” i desideri del suo cavaliere. Michele la monta senza morso, con la sola corda legata alla capezza, fermandosi ogni tanto ed alzando lo sguardo al cielo, ringraziando per il vissuto di questi momenti. Sono passate alcune ore, la cavalla naturalmente è in piena efficienza, ha avuto i suoi tempi di riposo, ma è pronta ed attenta, quasi volenterosa di continuare di vedere che cosa riserva questo gioco nuovo e particolare. Michele chiede a Valentina di salire in sella, la ragazza fa un respiro profondo, ma segue le istruzioni del suo Maestro; prima di salire accarezza la cavalla ed accosta le sue guance al muso della puledra, che aspira dalle grosse narici e cerca di masticarle il colletto della camicia. Valentina, dopo alcuni giri al passo, avvia un trotto e poi un galoppo, la mano è sicura, la ragazza non “pensa”, ma sente la sua puledra in uno scambio reciproco, quasi intimo, che, proprio per la sua intimità, imbarazza chi guarda. Michele, al centro del recinto, abbassato a terra, osserva la scena dando alcuni consigli a Valentina. I giri del recinto sono diversi, il sole si è abbassato, sono passate molte ore da quanto ho varcato il cancello verde, ma ho perso la cognizione del tempo; Michele dice a Valentina che per oggi può bastare. La ragazza sorride, ferma la cavalla, lascia le redini ed abbraccia il collo della puledra; con passo lento arriva al centro del recinto, scende da cavallo, abbraccia Michele e cade in un pianto liberatorio. La cavalla resta li, non si muove, si avvicina ed allunga il muso aspirando, quasi volesse partecipare a quell'abbraccio. Michele e Valentina non parlano, dopo l'abbraccio la ragazza prende la corda legata alla capezza e tutti si dirigono in silenzio verso l'uscita. Credo di aver assistito a qualcosa di magico, di molto diverso dal vissuto di tutti i giorni; i profumi ed i colori di una natura splendida, un rapporto intenso di piena condivisione con un animale il cui grande valore è, per la gente di maremma, indiscusso. Dopo quella giornata sono tornato molte volte da Michele ed è superfluo dire che siamo diventati amici fraterni; in più occasioni ho potuto ammirare la sua arte, vedere l'attenzione e lo stupore di bambini che proprio perché semplici e puri vengono più facilmente accettati dai cavalli, ma anche la meraviglia di persone esperte nell'equitazione che si stupiscono degli atteggiamenti inconsueti assunti dai propri cavalli. E' in virtù di questa amicizia e dell'amore che mi lega a questi luoghi, che ho sentito la necessità di scrivere queste poche righe per dare il mio piccolo contributo al sogno di un uomo ed alla sua volontà di divulgare, in una terra di cavalli come la Maremma, un metodo fatto di dolcezza, rispetto, comprensione e condivisione. Per vivere un'esperienza così profonda non c'è bisogno di denaro o di particolari capacità tecniche, basta solo la volontà di farlo, la capacità di rimanere in silenzio, la voglia di aprire il proprio cuore e di lasciarsi trasportare dai nostri amici equini nel mondo magico fatto di purezza, semplicità, generosità ed amore.





                     Marco Dragoni,autore dell' articolo,in compagnia del palomino Little Iron

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o presso il suo Ranch - Batignano-Grosseto.