martedì 15 agosto 2017

IL MISTERO DEL QUADRO DI ARCIDOSSO: SIMBOLI NASCOSTI

IL MISTERO DEL QUADRO DI ARCIDOSSO: SIMBOLI NASCOSTI
di Claudia Cinquemani


Ad appena un paio di chilometri dal borgo amiatino di Arcidosso in provincia di Grosseto, si trova il Santuario della Madonna delle Grazie detto anche “dell’Incoronata” a motivo di un'immagine della Madonna ritenuta miracolosa.
                  Foto del Santuario dove è custodito il quadro- scattata da Marco Dragoni 
                                             dalla Torre del Castello di Arcidosso



 Per una serie di coincidenze, cinque anni fa sono venuta a conoscenza che all’interno del Santuario era custodito un quadro raffigurante Celestino V, il Papa “eremita” che eletto nel 1294, fu incoronato all’Aquila il 29 agosto nella basilica di Santa Maria di Collemaggio. Il quadro era in restauro e fui costretta ad attendere alcune settimane prima di poterlo vedere. Attualmente è tornato ad essere esposto nella chiesa anche se la sua collocazione originaria era in altro altare dedicato a Giovanni Battista, distrutto in passato,durante i lavori di ampliamento della chiesa. Uno stemma alla base dell'altare perduto, riferito ad una famiglia del borgo ha indirizzato alcuni ricercatori verso un sacerdote pittore, attribuendogli la paternità del dipinto ma finché non emergeranno altre informazioni sul personaggio, il quadro rimane per me di autore ignoto. Esso raffigura Celestino V che abbandona gli attributi papali davanti a San Giovanni Battista ed alla Madonna con il Bambino. Oltre a queste figure di santi, sono presenti un agnello, degli angioletti e San Luca che osserva la Madre di Gesù e la ritrae su una tela retta da un angioletto.
                                                            Il dipinto di Arcidosso


La ricerca mi ha condotta all’Aquila nella casa medioevale di Jacopo Notar Nanni fortemente danneggiata dal sisma del 2009 e dove singolarmente, abbracciata dalle continue coincidenze che hanno segnato la mia vita, avevo sostato anni prima per pranzare nel ristorante che si trovava al suo interno. Ho saputo che l’edificio situato nel centro storico del capoluogo abruzzese, custodiva un'incisione, copia di una pala seicentesca descritta come “San Giovanni, Pier Celestino e San Luca”, dipinta da Marcantonio Franceschini, eseguita intorno al 1688 e custodita all’interno della chiesa di San Pietro dei Celestini a Bologna. A questo punto, più per intuito che per razionalità sentivo di seguire la storia di quest'opera che forse mi avrebbe fornito ulteriori dettagli sul quadro di Arcidosso. Grazie all’aiuto della storica dell’Arte, Rossella Foggi di Prato ho potuto osservare la riproduzione dell’opera presente su un libro d'arte, scoprendo che il quadro di Arcidosso era una copia posteriore e di mano diversa. Gli allievi del Maestro Franceschini avevano prodotto negli anni a seguire molti quadri con lo stesso tema ed ai più promettenti erano state fornite le credenziali per accedere alle migliori accademie come quella di San Luca a Roma. In seguito sono venuta a conoscenza del fatto che nel 1700 era in uso da parte delle Confraternite operanti sul Monte Amiata, commissionare copie di opere di autori apprezzati.
                                La Pala di Marcantonio Franceschini-Chiesa dei Celestini-Bologna




                                           Pala del Santuario dell'Incoronata ad Arcidosso




Dato che la pala “amiatina”, a causa delle particolari differenze con l'originale, era per me un enigma affascinante, ho iniziato a lavorare proprio su queste. Osservando il quadro di Bologna, gli angioletti presenti sorreggono in cielo gli attributi del Battista e di San Luca mentre nel quadro di Arcidosso il vessillo del Battista è abbandonato a terra e sono assenti il Vangelo attributo di San Luca e il flagello della passione di Gesù. Le chiavi del papato abbandonate sul pavimento, come simbolo di rinuncia, sul quadro di Arcidosso sono poste sopra un vassoio che elude in maniera alquanto strana, tutti i canoni della prospettiva. La posizione delle chiavi sarebbe invertita rispetto al simbolo della Santa Sede risultando quindi corrispondente all'emblema del Vaticano istituito solo dopo il 1929. Infatti nello stemma della Santa Sede, la chiave dorata che punta verso destra allude al potere sul Regno dei Cieli e quella d'argento a sinistra alluderebbe invece all'autorità spirituale del papato in terra. Fu soltanto con i Patti Lateranensi dell'11 febbraio 1929 che venne adottato l'emblema con le chiavi raffigurate come quelle che si trovano nel quadro di Arcidosso e il pittore questo fatto non lo avrebbe potuto sapere. Difficile pensare ad un errore da parte dell'artista che parrebbe essere stato scrupoloso nell'uso dei simboli. Forse potrebbe essere un messaggio ancora da svelare, un indizio per l'osservatore.


                            Dipinto di Arcidosso-Piatto dove sono adagiate le chiavi papali

                                                   
                                                       Stemma della Città del Vaticano


                                                              Stemma della Santa Sede


Il trono sul quale è assisa la Madonna con bambino rappresenta la scena del Sacrificio di Isacco ed è identico in entrambi i quadri; tuttavia in quello di Arcidosso presenta una strana inclinazione simile all’Ara di pietra della prima versione dei Pastori d’Arcadia di Poussin. San Luca nel quadro di Bologna dipinge direttamente la tela mentre nel quadro di Arcidosso presenta un'area triangolare con un punto di luce centrale formato dal dito dell'apostolo iconografista inserito nel foro della tavolozza. Dal fondo di questa, si irraggia un ventaglio di pennelli che somiglia ad un fascio di luce.



                                                              I sei pennelli di San Luca

L’angioletto che regge la tela al pittore nell’opera di Bologna è nudo mentre nella versione “amiatina” ha una fascia azzurra trasversale dello stesso colore dell’abito della Madonna. Totalmente assente nell’opera di Bologna, l’agnello sacrificale, simbolo del Messia è invece ben presente nella tela di Arcidosso, fiero, con orecchie a punta, nell'atto di osservare la base della colonna dove è posta in grande evidenza la data 1736 con il 6 disegnato coricato verso destra. Curiosamente l'altezza del Monte Amiata all'epoca della realizzazione del dipinto era stabilita con un'altezza di 1736 metri; attualmente è stabilita in 1738 metri.




Sempre nel quadro di Arcidosso si nota Celestino V che nell’atto di sorreggere la tiara papale indica con il dito indice della mano destra il Giovanni Battista.




Dopo la ripulitura, prima dell'ultimo restauro è emersa una curiosa macchia a forma di piede che poggia sul vassoio contenente le chiavi papali ora nascosta da un lembo di veste rossa. Secondo la restauratrice che ha avuto in cura l'opera si tratterebbe soltanto di una macchia di colore. Ella però è stata gentile nell'informarmi di due strani particolari: gli angioletti svolazzanti sarebbero forse stati aggiunti successivamente e la tela sarebbe stata tagliata verticalmente al centro e poi nuovamente unita prima dell'esecuzione pittorica. Personalmente ritengo che il “piede scomparso” che toccava la chiave argento, sia stato un tentativo di dipingere un ulteriore messaggio da parte dell'autore, al quale è seguito un ripensamento per motivi di prospettiva. Celestino V pesta con il piede la chiave argentea,simbolo dell'autorità del papato in terra contrapposta a quella aurea che rappresenta il potere sul regno dei cieli.Forse per questo il pittore ha invertito le chiavi e posizionata quella argentea vicina al piede scomparso del Papa aquilano. Lascio giudicare ai lettori sulla base della foto gentilmente concessa prima del restauro e dopo il suo intervento.

                                           Macchia a forma di piede dopo la ripulitura



                                                   Lembo di veste prima e dopo il restauro


A queste mie scoperte, il 19 aprile 2013 seguì un articolo sul quotidiano "Il Corriere di Maremma" ma la scoperta fu completamente ignorata fatta eccezione per alcuni ladruncoli delle ricerche altrui che oggi si vantano di essere stati loro a ricercare e studiare il dipinto.


L'articolo di giornale pubblicato nell'aprile del 2013





Decisi allora di aggiungere al mio primo libro "La luce della Dea-Viaggio tra Lamula e dintorni", questa scoperta inserendola ovviamente tra i misteri dei "dintorni" di una delle Pievi più belle della Toscana.

E' stato però solo dopo la prima edizione del mio secondo libro “Guida alla Maremma Insolita e Misteriosa” che mi sono accorta di un particolare messaggio inserito nel quadro stesso. Avevo notato che i due Santi Giovanni e Luca raffiguravano lo stesso volto in posizioni diverse come se fossero il proseguo della stessa persona o guardiani di due porte. Inoltre S. Luca toccava con il proprio alluce quello dell’angioletto che sorreggeva la tela, sfiorandosi entrambi con il ginocchio sinistro e questo fatto mi aveva fatto supporre che l'autore del dipinto avesse voluto indicare un fatto preciso.






Poi c'era la data 1736 con quel 6 coricato come un dito puntato verso Papa Celestino V. Curiosamente anche i pennelli di San Luca erano 6 (cinque più quello che il Santo tiene in mano) e allora è stato lì che si è accesa la scintilla che mi ha fatto guardare nuovamente l'angioletto. Ho contato le sue dita dei piedi scoprendo che invece di cinque erano sei: ero in presenza di un' esadattilia nel quadro di Arcidosso che oltretutto adesso svelava tre volte il numero 6.





Franco Manfredi è un ricercatore e scopritore di questo tipo di anomalie nei dipinti. Tra le sue ricerche ne ha segnalato uno che ha una certa somiglianza con la nostra pala di Arcidosso, nella specifica rappresentazione della Madonna in trono con bambino. Nel quadro di anonimo pittore forse seicentesco, collocato nella chiesa principale di Massimeno nel Trentino è la Madonna ad essere rappresentata con sei dita al piede sinistro. In origine la pala era collocata nella chiesetta, isolata in mezzo al bosco, dedicata a San Giovanni Battista.
Madonna di Massimeno ( da foto di F. Manfredi) 


                                       Quadro di Arcidosso (da foto di M. Dragoni)


Franco Manfredi in uno dei suoi articoli riporta che lesadattilia è un’anomalia ben conosciuta dalla scienza, anche se rara; da sempre questa particolarità ha comunque determinato la formazione di credenze e di superstizioni. Generalmente in passato chi possedeva un numero di dita superiore a quello canonico, era considerato in rapporto con le creature dell’ombra e spesso era indicato come strega o eretico.
Da traduzione di Elio Corti, nel libro di Samuele si legge:“Ci fu poi ancora una battaglia a Gat. E c'era un uomo, e le dita delle sue mani e le dita dei suoi piedi erano sei più sei, in tutto 24, e anche lui era della discendenza di Rafa. E insultò Israele, e Gionata, figlio di Simea, fratello di Davide, lo colpì mortalmente. Questi quattro discendenti di giganti erano nati in Gat, dalla stirpe di Rafa, e caddero per mano di Davide e dei suoi subordinati”. L'area dove sorge il Santuario dell'Incoronata ha restituito nel recente passato alcune prove della presenza di individui di alta statura in alcuni resti archeologici rinvenuti per caso per i quali riporto integralmente la relazione nel mio ultimo libro “Tradizioni Magiche in Maremma”, ma questa è un'altra storia.

Per approfondimenti, della stessa autrice:





"Guida alla Maremma Insolita e Misteriosa”- pellegrinideisimboli-selfpublishing-Grosseto 2015
Tradizioni Magiche in Maremma”- pellegrinideisimboli-selfpublishing-Grosseto 2017
Crediti:
creazionisothisclaudiacinquemani.blogspot.it
www.acam.it/giganti/

















lunedì 24 luglio 2017

Le tre Sante di Luglio ed i riti pagani del raccolto

Il 22 luglio si celebra Santa Maria Maddalena ed il 24 si ricorda Santa Cristina martire, patrona di Bolsena che dopo due giorni cede la sua corona a Sant'Anna. La celebrazione verso le tre Sante segna il momento del raccolto chiudendo il ciclo di crescita della “Madre” con la trebbiatura del grano.


                                    Maria  Maddalena nella chiesa di Santa Maria maggiore- Sovana
Sant' Anna -Affresco in Orsammichele- Firenze





 Nel mio libro "Tradizioni magiche in Maremma" approfondisco il culto di Sant'Anna che si svolgeva a Tirli, all'alba del 26 luglio e che prevedeva sia la raccolta dell'acqua miracolosa che il rito di gettare la pietra.
Siamo abituati a conoscere l'Anna dei Vangeli apocrifi e madre di Maria. Di lei non se ne parla nei Canonici mentre sappiamo che è molto venerata in Bretagna e raffigurata con mantello verde come la terra rigogliosa d'estate, protettrice delle messi e delle fonti sacre. Era anziana quando ebbe il dono della gravidanza dalla quale nacque Maria; per questo è invocata nei parti difficili e contro la sterilità. Il suo nome che deriverebbe dall'ebraico hannah, secondo l'esegesi biblica significa “grazia”. La radice sanscrita «ann» significa però “cibo” e vale la pena approfondirne gli aspetti simbolici. Nella mitologia romana esiste una divinità che viene chiamata Anna Perenna della quale si conosce molto poco. Ovidio ci lascia alcune versioni del suo mito. Divenuta ninfa delle acque, fece udire in perpetuo la sua voce con le “onde perenni” da cui l'origine del suo nome. Così Anna Perenna divenne una ninfa protettrice delle acque. Anche Maria Maddalena e Santa Cristina posseggono radici nel mito fondante delle acque salvifiche.L'Anna pagana riappare nel termine latino «Annona» riferito alla dea italica del nutrimento e dell'abbondanza, raffigurata con un fascio di spighe tra le mani e che darà il nome al «mercato annonario» ed ovviamente all'anno. Anna Perenna è però anche la nostra Petorsola del monte Amiata che porta al paese il pane da cuocere. Infatti in un'altra versione del mito, l'Anna pagana è una buona vecchina che soccorse i rivoltosi plebei romani rifugiatisi sul Monte Sacro, sfamandoli ogni giorno con le focacce che impastava con le sue mani, benché fosse povera. Altra similitudine questa con il culto di Maria Egiziaca, eremita vestita dei suoi lunghi capelli raffigurata spesso nell'atto di portare le pagnotte di pane.







Anna Perenna è l'Annapurna” che significa «piena di cibo», colei che nutre, epiteto che si legò nei secoli sia alla Diana di Efeso dalle mille mammelle che alla Vergine: tutte incarnazioni della Grande Madre.



                                                                     Anna Perenna



 Da tali concordanze si legge anche l'intero ciclo annuale del grano, impersonificato da madre Demetra e figlia Persefone.



















Cerere

                                                                                             Demetra


 Presso Tirli è rimasta la purezza di un antico culto "di acqua e di pietra" simbolo della Grande Madre è fortemente intriso dei riti a Diana italica connessa a Giunone Lucina. Diana dei boschi e delle fonti e Lucina, non solo Luce ma anche Locus -Bosco Sacro. 




                                                            Fonte di Sant Anna- Tirli




(liberamente tratto da "Tradizioni Magiche in Maremma" di Claudia Cinquemani) Diritti riservati @

Per info sul testo https://www.facebook.com/Tradizioni-Magiche-in-Maremma-302967286795262/


Per info e contatti con l'autrice: claudia 30865@hotmail.it

giovedì 13 luglio 2017

TRADIZIONI MAGICHE IN MAREMMA-Guida alla scoperta di luoghi,segni,testimonianze e culti arcaici

            TRADIZIONI MAGICHE IN MAREMMA
Guida alla scoperta di luoghi,segni,testimonianze e culti arcaici


Dopo anni di lavoro nel raccogliere straordinarie ed inedite testimonianze esce a fine luglio il mio ultimo saggio.


Cosa racchiude al suo interno:

Di pratiche magiche, cavalieri ed eremiti.
Popolo fatato, riti e tradizioni. 
Stregoneria, eresie e culti pagani. 
Guaritori e testimonianze inedite. 

Luoghi di magia: pietre, alberi, grotte e sorgenti.
Archeologia misteriosa e storie " di confine". 


Oltre quattrocento pagine corredate di foto per un ponte tra la Maremma e l'Europa del folclore con uno sguardo nel passato verso culti alla Dea Madre.







INDICE DEL TESTO

Introduzione

Premessa

PRIMA PARTE

Origini della magia - Le radici e la storia

I portatori di magia - Amuleti, talismani, etrusca disciplina, superstizioni

La magia elementare – Pratiche, cure e testimonianze
La magia è donna
Gli Esseni
I Santi ed i Re taumaturghi
Le Pratiche
Le voci dei Guaritori
La Rabdomanzia
L'Imposizione delle mani
Gli Indovini
Eremiti e Cavalieri
San Cerbone - Populonia, Massa Marittima, Montorsaio
San Feriolo - Roccastrada
San Mamiliano - Isola di Montecristo, I. d'Elba, I. del Giglio, Sovana
Guglielmo di Malavalle - Castiglione della Pescaia, Tirli, Buriano, Vetulonia
San Galgano - Chiusdino, Siena
Guglielmo e Galgano - Un ponte tra due cavalieri
Guido da Selvena - Amiata
Filippo Benizi - Amiata senese
Giacomo Papocchi detto “il murato” - Montieri
Brandano - Amiata
Padre Giovanni da San Guglielmo - Tirli, Montepescali, Batignano
Baldassarre Audibert - Amiata
David Lazzaretti - Arcidosso, Monte Labro, Santa Fiora

Inni alla Natura Sacra
Calendario ed origini dei riti folclorici in Maremma
Rituali

Eresie e Marchi d'infamia
Grosseto eretica
I fraticelli di Scarlino e Montorsaio
Gli eretici di Montieri
I Baschi di Montemerano
Gli Umiliati di Paganico
Gli Arnaldisti di Campagnatico
Elena di Travale
La strega di Baratti ed altre stranezze
Gli Ebrei in Maremma
Orbetello ribelle - Lo stregone e l'indemoniata
Altri luoghi eretici: Scansano, Roccalbegna, Santa Fiora
I Cagoti in Maremma
David Lazzaretti, l'ultimo eretico

Eresie nei dipinti
La Fonte dell'Abbondanza a Massa Marittima
Il Cristo Tricefalo di Santa Maria delle Schiacciaie a Montelaterone
Il Segreto del quadro di Celestino V ad Arcidosso


SECONDA PARTE

Magiche presenze-Le voci dei fabulatori
L'Ebreo Errante
Le Fate e le Streghe
La Processione infernale o Cavalcata
I Balli Angelici
I Voli demoniaci ed i gatti
Gli Streghi
Oggetti ed animali preziosi
Il Diavolo
Castelli e Conventi sprofondati - Laghi magici
I Draghi
Il Gatto Mammone
La Gatta Marrana e la Gatta Gnuda
Il Lupo Mannaro
L'Omo Selvatico, l'Omo Nero ed il Gobbo
L'Orologino dei Morti
Le Fantasime ed altre apparizioni
Presenze misteriose ed altri strani fenomeni
Fate, Streghe, Sibille - La magia femminile nelle tradizioni

I Giganti della Maremma
La Luce della Dea - I Luoghi delle Pietre Arcaiche
Gli Spiriti della Natura - I Culti Arborei, le Fonti, i Fiumi ed i Boschi Sacri
Il grembo della Madre - Grotte e Vie Cave

Impronte Magiche - La Fata Alcina, i Crocicchi ed il “caso” Bibbona

TERZA PARTE
Il Linguaggio Magico dei Simboli nelle Pietre Sacre
Sant'Antimo
Pieve di Lamula
San Bruzio
Duomo di Sovana

I sussurri della Dea-Sentieri futuri tra le orme del passato


Questo lavoro tratta della magia dei simboli ritualizzati dal folclore, dalle leggende e dai riti alla natura. Vi sono testimonianze inedite di guaritori, storie di eretici, cavalieri, eremiti e maghi. E' una guida alla scoperta dei luoghi magici dove sopravvivono culti alle pietre, all'acqua, ai boschi ed alle grotte.



Oltre i misteri della Maremma questa ricerca raggiunge la val di Cecina e le terre senesi, toccando a sud la tuscia viterbese. 

Scrutando le festività locali, ho seguito le impronte delle sacralità magiche ed ierofaniche praticate nel territorio. 

                                                            Mia figlia minore, Virginia, alla
                                raccolta della rugiada per San Giovanni Battista, all'alba del 24 giugno
                               


Questa terra di transito, ha ospitato genti di origini antiche e varie provenienze accogliendo le loro pratiche magiche che sono state conservate dalla ritualità popolare. La cultura di Maremma è frutto di quel mondo magico di popoli antichi mescolato con storie di santi, cavalieri ed influssi letterari epico cavallereschi. 

















Presso la Ducareccia di Monteriggioni
Luogo d'incantesimi nel medioevo

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Ecate "La Trivia"



Lo scritto contiene temi di eresia sopravvissuta nella vita di alcuni personaggi della Maremma. Ho attinto anche alla magia apotropaica, quella che invita Signora Morte ad interrompere le sue scelte. Avendo svolto personali ricerche sul campo e ricevuto testimonianze dirette reperite in vari ambienti ed in tutto il territorio maremmano, ho osato spingermi oltre le indagini antropologiche e etnologiche, indirizzando la ricerca verso elementi che risultassero utili a far emergere indizi della presenza, nel passato, di una cultura grandemente sapiente e dai tratti matrilineari.

Incontro con l'artista Donatella Bagnoli presso Staggia


 Scoprendo testimonianze e documenti inediti che trovano collocazione nella ricerca di frontiera, ho desiderato inserirle nel testo perché nel futuro si possa far luce in questa zona di penombra del nostro sapere. 


                                                Emblemi giurisdavidici
                                               I cagoti dei Pirenei

Ho ricercato legami con culture di altre civiltà ancora avvolte dal mistero.




I principi cardine della Magia si attuano tramite Dono-Virtù e Segreto e poiché penso che tra scrittore e lettore si instauri un legame profondo, ho cercato di cedere queste vie spesso molto intime per compiere il primo passo, stringere la mano ed affidarmi .


Ogni magia si compie con il Cuore.
Ogni Magia si rivela con l'Amore.





                                                    I graffiti di Oscar Nannetti- Vecchio Manicomio di Volterra



I disegni presenti all'interno del libro sono stati realizzati dall'autrice su ispirazione dettata dalla tradizione popolare.


Per contatti : claudia30865@hotmail.it
pellegrinideisimboli@gmail.com