lunedì 24 luglio 2017

Le tre Sante di Luglio ed i riti pagani del raccolto

Il 22 luglio si celebra Santa Maria Maddalena ed il 24 si ricorda Santa Cristina martire, patrona di Bolsena che dopo due giorni cede la sua corona a Sant'Anna. La celebrazione verso le tre Sante segna il momento del raccolto chiudendo il ciclo di crescita della “Madre” con la trebbiatura del grano.


                                    Maria  Maddalena nella chiesa di Santa Maria maggiore- Sovana
Sant' Anna -Affresco in Orsammichele- Firenze





 Nel mio libro "Tradizioni magiche in Maremma" approfondisco il culto di Sant'Anna che si svolgeva a Tirli, all'alba del 26 luglio e che prevedeva sia la raccolta dell'acqua miracolosa che il rito di gettare la pietra.
Siamo abituati a conoscere l'Anna dei Vangeli apocrifi e madre di Maria. Di lei non se ne parla nei Canonici mentre sappiamo che è molto venerata in Bretagna e raffigurata con mantello verde come la terra rigogliosa d'estate, protettrice delle messi e delle fonti sacre. Era anziana quando ebbe il dono della gravidanza dalla quale nacque Maria; per questo è invocata nei parti difficili e contro la sterilità. Il suo nome che deriverebbe dall'ebraico hannah, secondo l'esegesi biblica significa “grazia”. La radice sanscrita «ann» significa però “cibo” e vale la pena approfondirne gli aspetti simbolici. Nella mitologia romana esiste una divinità che viene chiamata Anna Perenna della quale si conosce molto poco. Ovidio ci lascia alcune versioni del suo mito. Divenuta ninfa delle acque, fece udire in perpetuo la sua voce con le “onde perenni” da cui l'origine del suo nome. Così Anna Perenna divenne una ninfa protettrice delle acque. Anche Maria Maddalena e Santa Cristina posseggono radici nel mito fondante delle acque salvifiche.L'Anna pagana riappare nel termine latino «Annona» riferito alla dea italica del nutrimento e dell'abbondanza, raffigurata con un fascio di spighe tra le mani e che darà il nome al «mercato annonario» ed ovviamente all'anno. Anna Perenna è però anche la nostra Petorsola del monte Amiata che porta al paese il pane da cuocere. Infatti in un'altra versione del mito, l'Anna pagana è una buona vecchina che soccorse i rivoltosi plebei romani rifugiatisi sul Monte Sacro, sfamandoli ogni giorno con le focacce che impastava con le sue mani, benché fosse povera. Altra similitudine questa con il culto di Maria Egiziaca, eremita vestita dei suoi lunghi capelli raffigurata spesso nell'atto di portare le pagnotte di pane.







Anna Perenna è l'Annapurna” che significa «piena di cibo», colei che nutre, epiteto che si legò nei secoli sia alla Diana di Efeso dalle mille mammelle che alla Vergine: tutte incarnazioni della Grande Madre.



                                                                     Anna Perenna



 Da tali concordanze si legge anche l'intero ciclo annuale del grano, impersonificato da madre Demetra e figlia Persefone.



















Cerere

                                                                                             Demetra


 Presso Tirli è rimasta la purezza di un antico culto "di acqua e di pietra" simbolo della Grande Madre è fortemente intriso dei riti a Diana italica connessa a Giunone Lucina. Diana dei boschi e delle fonti e Lucina, non solo Luce ma anche Locus -Bosco Sacro. 




                                                            Fonte di Sant Anna- Tirli




(liberamente tratto da "Tradizioni Magiche in Maremma" di Claudia Cinquemani) Diritti riservati @

Per info sul testo https://www.facebook.com/Tradizioni-Magiche-in-Maremma-302967286795262/


Per info e contatti con l'autrice: claudia 30865@hotmail.it

giovedì 13 luglio 2017

TRADIZIONI MAGICHE IN MAREMMA-Guida alla scoperta di luoghi,segni,testimonianze e culti arcaici

            TRADIZIONI MAGICHE IN MAREMMA
Guida alla scoperta di luoghi,segni,testimonianze e culti arcaici


Dopo anni di lavoro nel raccogliere straordinarie ed inedite testimonianze esce a fine luglio il mio ultimo saggio.


Cosa racchiude al suo interno:

Di pratiche magiche, cavalieri ed eremiti.
Popolo fatato, riti e tradizioni. 
Stregoneria, eresie e culti pagani. 
Guaritori e testimonianze inedite. 

Luoghi di magia: pietre, alberi, grotte e sorgenti.
Archeologia misteriosa e storie " di confine". 


Oltre quattrocento pagine corredate di foto per un ponte tra la Maremma e l'Europa del folclore con uno sguardo nel passato verso culti alla Dea Madre.







INDICE DEL TESTO

Introduzione

Premessa

PRIMA PARTE

Origini della magia - Le radici e la storia

I portatori di magia - Amuleti, talismani, etrusca disciplina, superstizioni

La magia elementare – Pratiche, cure e testimonianze
La magia è donna
Gli Esseni
I Santi ed i Re taumaturghi
Le Pratiche
Le voci dei Guaritori
La Rabdomanzia
L'Imposizione delle mani
Gli Indovini
Eremiti e Cavalieri
San Cerbone - Populonia, Massa Marittima, Montorsaio
San Feriolo - Roccastrada
San Mamiliano - Isola di Montecristo, I. d'Elba, I. del Giglio, Sovana
Guglielmo di Malavalle - Castiglione della Pescaia, Tirli, Buriano, Vetulonia
San Galgano - Chiusdino, Siena
Guglielmo e Galgano - Un ponte tra due cavalieri
Guido da Selvena - Amiata
Filippo Benizi - Amiata senese
Giacomo Papocchi detto “il murato” - Montieri
Brandano - Amiata
Padre Giovanni da San Guglielmo - Tirli, Montepescali, Batignano
Baldassarre Audibert - Amiata
David Lazzaretti - Arcidosso, Monte Labro, Santa Fiora

Inni alla Natura Sacra
Calendario ed origini dei riti folclorici in Maremma
Rituali

Eresie e Marchi d'infamia
Grosseto eretica
I fraticelli di Scarlino e Montorsaio
Gli eretici di Montieri
I Baschi di Montemerano
Gli Umiliati di Paganico
Gli Arnaldisti di Campagnatico
Elena di Travale
La strega di Baratti ed altre stranezze
Gli Ebrei in Maremma
Orbetello ribelle - Lo stregone e l'indemoniata
Altri luoghi eretici: Scansano, Roccalbegna, Santa Fiora
I Cagoti in Maremma
David Lazzaretti, l'ultimo eretico

Eresie nei dipinti
La Fonte dell'Abbondanza a Massa Marittima
Il Cristo Tricefalo di Santa Maria delle Schiacciaie a Montelaterone
Il Segreto del quadro di Celestino V ad Arcidosso


SECONDA PARTE

Magiche presenze-Le voci dei fabulatori
L'Ebreo Errante
Le Fate e le Streghe
La Processione infernale o Cavalcata
I Balli Angelici
I Voli demoniaci ed i gatti
Gli Streghi
Oggetti ed animali preziosi
Il Diavolo
Castelli e Conventi sprofondati - Laghi magici
I Draghi
Il Gatto Mammone
La Gatta Marrana e la Gatta Gnuda
Il Lupo Mannaro
L'Omo Selvatico, l'Omo Nero ed il Gobbo
L'Orologino dei Morti
Le Fantasime ed altre apparizioni
Presenze misteriose ed altri strani fenomeni
Fate, Streghe, Sibille - La magia femminile nelle tradizioni

I Giganti della Maremma
La Luce della Dea - I Luoghi delle Pietre Arcaiche
Gli Spiriti della Natura - I Culti Arborei, le Fonti, i Fiumi ed i Boschi Sacri
Il grembo della Madre - Grotte e Vie Cave

Impronte Magiche - La Fata Alcina, i Crocicchi ed il “caso” Bibbona

TERZA PARTE
Il Linguaggio Magico dei Simboli nelle Pietre Sacre
Sant'Antimo
Pieve di Lamula
San Bruzio
Duomo di Sovana

I sussurri della Dea-Sentieri futuri tra le orme del passato


Questo lavoro tratta della magia dei simboli ritualizzati dal folclore, dalle leggende e dai riti alla natura. Vi sono testimonianze inedite di guaritori, storie di eretici, cavalieri, eremiti e maghi. E' una guida alla scoperta dei luoghi magici dove sopravvivono culti alle pietre, all'acqua, ai boschi ed alle grotte.



Oltre i misteri della Maremma questa ricerca raggiunge la val di Cecina e le terre senesi, toccando a sud la tuscia viterbese. 

Scrutando le festività locali, ho seguito le impronte delle sacralità magiche ed ierofaniche praticate nel territorio. 

                                                            Mia figlia minore, Virginia, alla
                                raccolta della rugiada per San Giovanni Battista, all'alba del 24 giugno
                               


Questa terra di transito, ha ospitato genti di origini antiche e varie provenienze accogliendo le loro pratiche magiche che sono state conservate dalla ritualità popolare. La cultura di Maremma è frutto di quel mondo magico di popoli antichi mescolato con storie di santi, cavalieri ed influssi letterari epico cavallereschi. 

















Presso la Ducareccia di Monteriggioni
Luogo d'incantesimi nel medioevo

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Ecate "La Trivia"



Lo scritto contiene temi di eresia sopravvissuta nella vita di alcuni personaggi della Maremma. Ho attinto anche alla magia apotropaica, quella che invita Signora Morte ad interrompere le sue scelte. Avendo svolto personali ricerche sul campo e ricevuto testimonianze dirette reperite in vari ambienti ed in tutto il territorio maremmano, ho osato spingermi oltre le indagini antropologiche e etnologiche, indirizzando la ricerca verso elementi che risultassero utili a far emergere indizi della presenza, nel passato, di una cultura grandemente sapiente e dai tratti matrilineari.

Incontro con l'artista Donatella Bagnoli presso Staggia


 Scoprendo testimonianze e documenti inediti che trovano collocazione nella ricerca di frontiera, ho desiderato inserirle nel testo perché nel futuro si possa far luce in questa zona di penombra del nostro sapere. 


                                                Emblemi giurisdavidici
                                               I cagoti dei Pirenei

Ho ricercato legami con culture di altre civiltà ancora avvolte dal mistero.




I principi cardine della Magia si attuano tramite Dono-Virtù e Segreto e poiché penso che tra scrittore e lettore si instauri un legame profondo, ho cercato di cedere queste vie spesso molto intime per compiere il primo passo, stringere la mano ed affidarmi .


Ogni magia si compie con il Cuore.
Ogni Magia si rivela con l'Amore.





                                                    I graffiti di Oscar Nannetti- Vecchio Manicomio di Volterra



I disegni presenti all'interno del libro sono stati realizzati dall'autrice su ispirazione dettata dalla tradizione popolare.


Per contatti : claudia30865@hotmail.it
pellegrinideisimboli@gmail.com



martedì 4 luglio 2017

L'enigmatico affresco di San Flaviano a Montefiascone
di Claudia Cinquemani


Montefiascone si trova in provincia di Viterbo, sulla cima al colle più alto dei Monti Volsini, che domina la sponda sudorientale del lago di Bolsena. Di origini etrusche, nell’alto Medioevo entrò nei domini della Chiesa della quale divenne centro importante. Per alcuni studiosi il suo nome deriverebbe da “Mons Faliscorum”, Monte dei Falisci, popolo stanziatosi sulla riva destra del fiume Tevere e che comprendeva i Monti Cimini ed i Sabatini. Santa Margherita d'Antiochia è la patrona di Montefiascone alla quale è dedicata la bella cattedrale che si trova nel centro del borgo. Eppure il luogo che colpisce maggiormente l'interesse del visitatore è la Basilica di San Flaviano che si trova ai margini del paese.












La struttura architettonica della chiesa rivela la presenza di due edifici sovrapposti che uniti alla probabile chiesa primitiva mai portata alla luce, sono costruiti su due piani realizzati in epoche diverse. La chiesa inferiore, edificata sulle rovine di un precedente tempio, è di origine incerta, sicuramente ricostruita nel 1032, dopo le distruzioni barbariche.

Quella superiore, a tre navate, come quella inferiore, ha un ingresso separato ed un particolare matroneo dal quale si può osservare il livello inferiore. Qui, affrescata sulla nicchia absidale del retro-altare si trova un'immagine molto interessante ed insolita. Raffigura il santo martire a cui è dedicata la chiesa, vestito di una corazza medioevale, con chioma bionda e fluente dai tratti femminili ed a cavallo di un destriero bianco con bardature rosso fuoco.



Per comprendere meglio la storia di questo affresco è necessario offrire un accenno all'agiografia di San Flaviano. Il nome Flaviano deriverebbe dalla gens Flavia romana, da “flavius”- biondo di capelli. Dal Martiriologio Romano conosciamo un Flaviano martire Vescovo di Costantinopoli ma ci accorgiamo subito che non si tratta del “nostro” di Montefiascone. Risparmio al lettore il lungo elenco dei Flaviani santificati dalla Chiesa e troviamo quello che ci riguarda, martirizzato nel 361 d.C. sotto Giuliano, che la tradizione celebra il 22 dicembre, mai “esteso ufficialmente” dalla Chiesa. Di lui sappiamo poche cose, che era un patrizio romano e rivestì la carica di prefetto romano sotto Costantino II e Costanzo II. Padre e marito esemplare, convertitosi al cristianesimo fu marchiato e ridotto in schiavitù, quindi condotto a lavorare “alle terme di Aquae Taurinae” dove morì. Le sue reliquie sono custodite a Montefiascone: la testa nella Cattedrale e le membra nella chiesa a lui dedicata. Inutile dire che non ci sono prove della sua esistenza e neanche della veridicità delle reliquie a lui attribuite per cui questo racconto non ha al momento basi storiche se non l'inizio della sua venerazione in epoca tardo longobarda. La storia della sua vita però ci fornisce informazioni molto interessanti e modalità di santificazione che si ripropongono in numerosissimi contesti. Egli, infatti viene “sacrificato” in luogo pagano, ovvero le terme romane più conosciute della Tuscia; un modo classico per sottolineare la vittoria del cristianesimo sulla precedente stratificazione pagana.


Alle pendici dei monti della Tolfa, in vicinanza dell'antico laghetto di Aquae Tauri, sgorgava la sorgente che ancora oggi passa per le Terme Taurine. Taluni studiosi hanno avanzato un ipotesi circa l'identificazione dell'area termale come villa di Traiano, ebbene questa ipotesi, peraltro affascinante, aveva a favore solo un passo della lettera di Plinio, ma purtroppo mancano ulteriori dati per poter avvalorarla, anche perché gli studi sulle Aquae Taurine hanno accertato che si tratta effettivamente di un complesso termale. Le Terme avevano precedenti sin dall'antichità più remota. Fin dall'epoca preistorica, infatti, è noto che le sorgenti termali erano ben conosciute ed apprezzate per le loro virtù terapeutiche. Gli Etruschi cominciarono a valorizzarle costruendo le prime rudimentali terme, ma solo in epoca romana furono affrontati e risolti i vari problemi per rendere efficace al massimo grado l'uso delle acque. Sul colle detto "La Ficoncella", ad un chilometro circa in linea d'aria dalle Terme Taurine, esisteva un piccolo centro denominato Aquae Tauri, tale centro doveva avere origini molto antiche, da sempre devono essere state sfruttate le acque termali, così come dimostrano i ruderi di altre terme ivi esistenti. In età Sillana (tra il 90 ed il 70 a.C.) fu eretto un nuovo edificio che prese il nome di Terme Taurine, data la vicinanza con il predetto centro abitato, ed ebbe il massimo sviluppo in età Traianea, subendo un ulteriore ampliamento verso la fine dell'impero di Adriano. La zona termale fu notevolmente frequentata durante tutta l'età imperiale, ma, con la decadenza dell'impero, tale zona cominciò ad essere sempre meno affollata. Durante la guerra tra Goti e Bizantini il complesso cessò di funzionare, tuttavia l'uso delle prodigiose acque, che continuavano a sgorgare nell'edificio abbandonato ed ormai in rovina, continuò ininterrotto per secoli.



Riferendoci al titolo “taurino” delle terme, esso tradisce origini arcaiche al culto alla Dea Madre.
Fin dai sumeri si narra che Gilgamesh assieme ad Enkidu uccidono il Gran Toro Celeste; questo crimine viene compiuto come atto di sfida agli dei. Il toro con le sue corna viene considerato come rappresentazione divina lunare. Venerato dagli egizi sotto il nome di Apis lo ritroviamo in Grecia con uno degli epiteti di Hera ,quello di Bo-Opis. Lo stesso Zeus assume le sembianze di un toro per rapire Europa, principessa fenicia. Anche Dioniso è fortemente legato alla forma taurina; un inno a lui dedicato lo invita a giungere come toro infuriato. Vi è poi un mito arcaico che lo riguarda in cui viene macellato come vitello ed empiamente divorato dai Titani. Anche Ade è associato alla figura del Toro, nella sua concezione arcaica di divinità ctonia legata alla fertilità del sottosuolo.



Nell’anno 852 il pontefice Leone IV in una sua lettera, faceva menzione,per la prima volta di San Flaviano. A quel tempo l'attuale chiesa a cui è intitolato il santo era dedicata a Santa Maria e solo più tardi mutò il titolo. Papa Urbano IV consacrò il nuovo altare nel 1262 ed alla medesima epoca risale anche la bella facciata monumentale. Le reliquie di San Flaviano furono deposte sotto l’altare, contenute in un’urna di marmo. Nel 1657, con l’imperversare di una pestilenza, si pensò di riesumare i resti del patrono per invocarne l’intercessione. Si scoprì così che l’urna era stata interrata in una profondissima fossa,per sfuggire probabilmente alla profanazione degli invasori barbari che devastarono Montefiascone nell’Alto Medioevo.
Tornando all'affresco di San Flaviano, cerco di chiarire perché la scelta iconografica mi sia parsa alquanto enigmatica. L'immagine più antica che abbiamo del santo, lo vede provvisto di abiti medioevali con mantello e berretto a differenza dell'affresco sul retro dell'altare della chiesa a lui dedicata che lo ritrae con abiti rinascimentali ed a cavallo “simile a un San Giorgio”. Ma andiamo oltre con un particolare che consiglio al lettore di ricordare bene; nella Cattedrale della cittadina sul lago di Bolsena, San Flaviano è ritratto assieme a Santa Felicita e San Martino di Tours che sappiamo essere patrono di Francia insieme a Santa Petronilla e Santa Giovanna d'Arco. Anni fa mi trovavo in Francia per una vacanza di famiglia e volli visitare la celebre fortezza di Chinon dove vennero imprigionati l'ultimo Gran Maestro Templare Jacques de Molay e il suo attendente Geoffrey de Charny. La stessa fortezza fu teatro del “riconoscimento” da parte di Giovanna d'Arco del futuro Re di Francia, Carlo VII. Tutti noi conosciamo le gesta e la tragica fine della Pulzella d'Orleans ed a tal proposito consiglio l'interessante lavoro di ricerca svolto da Sabina Marineo inl quale offre altre ipotesi alquanto verosimili dando una lettura diversa della storia per come la conosciamo. Mentre mi trovavo in visita alla fortezza, era stata allestita una mostra sulla vita dell'eroina francese. In uno dei pannelli esplicativi che componevano l'esposizione, era riprodotto un dipinto che raffigurava Giovanna d'Arco a cavallo.



Immediatamente mi balzò alla mente l'affresco di San Flaviano visitato pochi mesi prima e tornata a casa feci le dovute verifiche: il Santo di Montefiascone era pressoché identico alla Pulzella, fatta eccezione per i capelli sciolti. Cominciai a pensare che si fosse trattato di una coincidenza ma i tratti erano così simili che pensai di approfondire ulteriormente. Per quale ragione un pittore di metà del quattrocento purtroppo ignoto, doveva raffigurare il santo martire come la Pulzella di Orleans eretica e poco conosciuta in Italia? L'affresco infatti, sarebbe stato realizzato poco dopo il rogo di Giovanna avvenuto a Rouen il 30 maggio 1431, come tradizione ci racconta; la cosa avrebbe avuto un certo sentore di eresia, soprattutto in luogo di Stato Pontificio. Eppure è innegabile la somiglianza tra le due raffigurazioni dove quella di San Flaviano risulterebbe più antica di cinquant'anni rispetto al dipinto francese che ritrae Giovanna d'Arco.
Nel 1280 la storia ci informa che Carlo D'Angiò, fratello del Re di Francia manovra il conclave di Viterbo facendo imprigionare due cardinali avversi alla Francia. Sale così al soglio pontificio, Simon de Brion che prenderà il nome di Martino IV. Dopo questo fatto, complice la passione del Papa per Montefiascone e per le sue prelibatezze culinarie, nonché la vicinanza della Francigena, cominciarono ad aumentare le richieste di venerazioni “franzesi”. Ecco spiegata la presenza di Martino di Tours ed altri santi venerati oltralpe ma per Flaviano-Giovanna non possediamo altre indizi se non sottolineare la probabile contaminazione artistica lungo la francigena. Limitandomi ad osservare la strana analogia iconografica, non posso esimermi dal fare un'ultima considerazione simbolica sul cavaliere di San Flaviano e di gran parte delle raffigurazioni di sante e santi a cavallo con attributi femminei. Come se da parte degli artisti e committenti del passato vi fosse stata l'intenzione di recuperare quella società arcaica, dominata ancora dai culti rituali inneggianti alla Natura dal carattere matriarcale e dalla presenza di personalità femminili guerriere permeate di magia naturale e paganesimo.




Un esempio sono le nove valchirie della mitologia norrena che inviate da Odino, Re degli Dei, nei luoghi dove infuriava la battaglia ad accendere i combattimenti, sceglievano i guerrieri destinati ad una morte gloriosa: gli Einherii. Dai cambi di battaglia, le Vergini-guerriere, guidavano gli spiriti dei valorosi caduti in battaglia fino al Walhalla, la dimora di Odino, in Asgard. Il termine Walkyrie trae la sua origine da wal, che significa battaglia e da kryan, che vuol dire scegliere. Terminata la battaglia, le Valchirie guidavano gli spiriti dei valorosi guerrieri attraverso la Selva-d’Oro di Glasor e li conducevano fino al cospetto di Odino, nel Walhalla. Qui, per fortificarsi e rendersi invincibili, i Guerrieri si cibavano del verro Sadhrimmnir (maschio di maiale dalle carni illimitate) e si dissetavano con idromele della capra Heidrun. Ogni giorno, sotto la guida delle Valchirie, i Guerrieri si esercitavano in diversi tornei per essere pronti alla grande battaglia finale. Esse possedevano e trasmettevano i segreti celesti, simbolo dell’epifania del divino; per questo eranp dette bianche e luminose, fanciulle del Sud spesso con aspetto di cigno. La valchiria è perciò dea del destino, tuttavia solo per il guerriero e per l’eroe, per questo si manifesta come incarnazione della battaglia. Ella tesse la trama della vita, d’una vita però sempre messa a confronto con quella morte attraverso la quale è conquistata l’immortalità della conoscenza. Questa immagine è resa efficacemente nel Canto di Dörruðr, dove le valchirie sono figurate come tessitrici che tessono la grigia tela della battaglia grondante di sangue.

In Giovanna d'Arco sarebbe stato fornito un continuum ai culti arcaici fortemente radicati nei luoghi dove si svolse la sua storia. In San Flaviano tale intenzione pur velata dal culto maschile avrebbe ricondotto al primitivo titolo mariano della chiesa e forse a fondamenta di divinità arcaiche femminili delle quali è traccia intorno a tutto il lago di Bolsena.



Raro arazzo quattrocentesco raffigurante Giovanna d'Arco


Bibliografia e sitografia
Cinquemani Claudia-Tradizioni Magiche in Maremma-pellegrini dei simboli
storia-controstoria.org
storia-e-mito.webnode.it
thule-italia.com