ISIS è una tela di dimensioni 120x80 ancora in lavorazione.
E' la trasposizione pittorica della visione che Lucio Apuleio fà di Colei. Ho rappresentato Ella come riflessa in uno specchio :infatti i suoi attributi (sistro e vasello) sono invertiti. Perchè ciò che vediamo non è altro che il riflesso di ciò che E'. Passo dalle metamorfosi (o "L' Asino d' Oro"):"Avevo appena chiuso gli occhi, quand’ecco che sulla superficie del mare apparve una divina immagine, un volto degno d’essere venerato dagli stessi dei. Poi la luminosa parvenza sorse a poco a poco con tutto il corpo fuori dalle acque e a me parve di vederla, ferma, dinanzi a me.
Mi proverò a descrivervi il suo aspetto mirabile […]
Anzitutto i capelli, folti e lunghi, appena ondulati, che mollemente le cascavano sul collo divino.
Una corona di fiori variopinti le cingeva in alto la testa e proprio in mezzo alla fronte un disco piatto, a guisa di specchio ma che rappresentava la luna, mandava candidi barbagli di luce.
Ai lati, a destra e a sinistra, lo stringevano le spire irte e guizzanti di serpenti e, in alto, era sormontato da spighe di grano.
Indossava una tunica di bisso leggero dal color cangiante […] ma […] soprattutto confondeva il mio sguardo […] la sopravveste nerissima, dai cupi riflessi, che - girandole intorno alla vita - le risaliva su per il fianco destro fino alla spalla sinistra e di qui stretta da un nodo le ricadeva sul davanti in un ampio drappeggio ondeggiante […]
Quei lembi e tutto il tessuto erano disseminati di stelle scintillanti e in mezzo a esse una luna piena diffondeva la sua vivida luce: lungo tutta la balza di questo magnifico manto, per quanto esso era ampio, correva un’ininterrotta ghirlanda di fiori e di frutti d’ogni specie.
Gli attributi della dea erano poi i più diversi.
Nella destra recava, infatti, un sistro di bronzo […]
Dalla mano sinistra, invece, pendeva un vasello d’oro a forma di barca dal manico ornato da un’aspide con la testa ritta e il collo rigonfio.
Ai suoi piedi divini calzava sandali intessuti con foglie di palma, il simbolo della vittoria.
Tale e così maestosa […] si degnò di parlarmi la dea.
"Eccomi o Lucio, […] io la madre della natura, la signora di tutti gli elementi, l’origine e il principio di tutte le età, la più grande di tutte le divinità, la regina dei morti, la prima dei celesti, colei che in sé riassume l’immagine di tutti gli dei e di tutte le dee, che con il suo cenno governa le altezze luminose del cielo, i salubri venti del mare, i desolati silenzi dell’oltretomba e la cui potenza, unica, tutto il mondo onora sotto varie forme, con diversi riti e differenti nomi. Per questo i Frigi […] mi chiamano Pessinunzia Madre degli dei, gli autoctoni attici Minerva Cecropia, i Ciprioti circondati dal mare Venere Pafia, i Cretesi arcieri famosi Diana Dittinna, i Siculi trilingui Proserpina Stigia, gli antichi abitatori di Eleusi Cerere Attica, altri Giunone, altri Bellona, altri Ecate, altri ancora Ramnusia, ma [gli] Etiopi […] e gli Egizi, così grandi per la loro antica sapienza […], mi chiamano con il mio vero nome: Iside Regina".
Mi proverò a descrivervi il suo aspetto mirabile […]
Anzitutto i capelli, folti e lunghi, appena ondulati, che mollemente le cascavano sul collo divino.
Una corona di fiori variopinti le cingeva in alto la testa e proprio in mezzo alla fronte un disco piatto, a guisa di specchio ma che rappresentava la luna, mandava candidi barbagli di luce.
Ai lati, a destra e a sinistra, lo stringevano le spire irte e guizzanti di serpenti e, in alto, era sormontato da spighe di grano.
Indossava una tunica di bisso leggero dal color cangiante […] ma […] soprattutto confondeva il mio sguardo […] la sopravveste nerissima, dai cupi riflessi, che - girandole intorno alla vita - le risaliva su per il fianco destro fino alla spalla sinistra e di qui stretta da un nodo le ricadeva sul davanti in un ampio drappeggio ondeggiante […]
Quei lembi e tutto il tessuto erano disseminati di stelle scintillanti e in mezzo a esse una luna piena diffondeva la sua vivida luce: lungo tutta la balza di questo magnifico manto, per quanto esso era ampio, correva un’ininterrotta ghirlanda di fiori e di frutti d’ogni specie.
Gli attributi della dea erano poi i più diversi.
Nella destra recava, infatti, un sistro di bronzo […]
Dalla mano sinistra, invece, pendeva un vasello d’oro a forma di barca dal manico ornato da un’aspide con la testa ritta e il collo rigonfio.
Ai suoi piedi divini calzava sandali intessuti con foglie di palma, il simbolo della vittoria.
Tale e così maestosa […] si degnò di parlarmi la dea.
"Eccomi o Lucio, […] io la madre della natura, la signora di tutti gli elementi, l’origine e il principio di tutte le età, la più grande di tutte le divinità, la regina dei morti, la prima dei celesti, colei che in sé riassume l’immagine di tutti gli dei e di tutte le dee, che con il suo cenno governa le altezze luminose del cielo, i salubri venti del mare, i desolati silenzi dell’oltretomba e la cui potenza, unica, tutto il mondo onora sotto varie forme, con diversi riti e differenti nomi. Per questo i Frigi […] mi chiamano Pessinunzia Madre degli dei, gli autoctoni attici Minerva Cecropia, i Ciprioti circondati dal mare Venere Pafia, i Cretesi arcieri famosi Diana Dittinna, i Siculi trilingui Proserpina Stigia, gli antichi abitatori di Eleusi Cerere Attica, altri Giunone, altri Bellona, altri Ecate, altri ancora Ramnusia, ma [gli] Etiopi […] e gli Egizi, così grandi per la loro antica sapienza […], mi chiamano con il mio vero nome: Iside Regina".
Ecco il reportage fotografico della serata.
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